"Coraggio, popolo tutto del paese... e al lavoro!"

Condividiamo con voi una riflessione del nostro direttore, speriamo utile a tutti...
 
In questi giorni di riavvio delle attività, a volte mi obbligo a fermarmi e ad ascoltare.
Ascolto i commenti di chi vive attorno a me, di chi prende parola nei servizi televisivi. Cerco di ascoltare oltre le parole, quali sono i vissuti emotivi: le preoccupazioni, le attese, i desideri, le paure… 
Mi regalo del tempo per ascoltare anche me. Dentro e oltre i protocolli COVID, quali sono le emozioni che accompagnano le mie giornate e il mio lavoro? Ascolto e cerco di dare nome a quanto sento e vivo.
Mi aiuta tantissimo attingere “parola” e “luce” dall'esperienza di altri uomini che hanno attraversato momenti non semplici. È con questo sguardo, curioso e interrogativo, che prendo in mano la Bibbia.
E ogni volta scopro eventi e persone che, pur distanti nel tempo e uniche nel loro percorso di vita, parlano anche di me, di ogni uomo. 
In questa fase di ripresa, mi aiuta molto “frequentare” Aggeo un profeta del VI secolo a.C. 
La Bibbia conserva di lui due pagine: è normale, se non ne avete mai neppure sentito parlare. Sappiamo pochissimo della sua vita: non è una personalità d’Israele, non è un re, non ha un ruolo al tempio… E’ un uomo comune. Di lui non si ricordano azioni clamorose, solo qualche parola. Autentica.
Il popolo d’Israele ha appena fatto ritorno dall’esilio in Babilonia: grandi sono le attese di ricostruzione, di riavvio, di ripresa! La narrazione, che accompagna il rientro in Palestina, ha i toni dell’epica: il desiderio di riscatto, la volontà di far ripartire vita economica e sociale, il bisogno di sentirsi di nuovo vivi e uniti, il sentimento di popolo, “andrà tutto bene”! Un simbolo esprime tutta la ricchezza di questo slancio: la ricostruzione del tempio di Gerusalemme, distrutto dall’invasione babilonese. 
L’entusiasmo iniziale però ha dovuto fare i conti con un insieme di fatiche: i tempi della ripartenza si sono rivelati più lunghi del previsto, le incertezze perdurano, l’economia non riprende, la delusione comincia a tarpare le ali al sogno… Il sentirsi “popolo” cede il passo al bisogno di tutela personale, all’impegno per la propria casa. La ricostruzione del tempio, casa del Signore e “casa di tutti”, tentenna…       
Aggeo ascolta questi sentimenti: lascia che prendano parola e ci prega sopra. Invoca dal Signore una luce che faccia bene a se stesso e al suo popolo. Senza rassegnarsi ai toni cupi che crescono attorno a lui, mette in circolo alcune parole, che sente più grandi di lui.    
“Chi rimane ancora tra voi che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? 
Ma ora in quali condizioni voi la vedete? 
In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla ai vostri occhi?” (2,3)
Per prima cosa, Aggeo osa dar voce alla delusione: ammette che, per chi ha visto lo splendore del passato, la situazione attuale del tempio e del popolo è “ridotta a un nulla”. E’ il primo passo, necessario e audace. Aggeo non fa finta di non vedere le fatiche della ripresa. 
Questo popolo dice: “Non è ancora venuto il tempo di ricostruire la casa del Signore!” 
Allora fu rivolta per mezzo del profeta Aggeo questa parola del Signore: 
“Vi sembra questo il tempo di abitare tranquilli nelle vostre case ben coperte, 
mentre questa casa è ancora in rovina?” (1,2-4)
Con la stessa franchezza, Aggeo esplicita un pensiero diffuso nel suo popolo: “non è il tempo” per investire per la “casa del Signore”, per la “casa di tutti”. Il profeta dà voce ad un interrogativo: quale è la priorità della ripresa? Stare “tranquilli” ognuno per sé oppure investire nel “bene comune”, in ciò che ci fa popolo? Con semplicità disarmante, Aggeo apre la questione. E rimette al centro una priorità chiara: investire sulla “casa comune” rigenera energia e speranza… anche per i singoli!
“Ora, coraggio, Zorobabele, governatore della Giudea,
coraggio, Giosuè, figlio di Iosadàk, sommo sacerdote; 
coraggio, popolo tutto del paese e al lavoro, 
perché io sono con voi – dice il Signore –, 
il mio spirito sarà con voi, non temete”! (2,4-5)
Aggeo sente che non siamo soli: la fatica della ricostruzione è condivisa dal Signore! Il “Suo Spirito” è al nostro fianco. Anzi, dentro di noi. Da questa certezza nasce l’invito al coraggio e … al lavoro! Non magicamente, ma attraverso un impegno rinnovato, quotidiano. A modo suo, Aggeo ricorda a tutti e a ciascuno l’invito consolante del Signore: coraggio! #molamia!
“La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore… 
in questo luogo porrò la pace». (2,9) 
Fedele uditore di una Parola più grande di lui, Aggeo riaccende la speranza. Senza rimpianti per un passato che non c’è più, il profeta consegna una promessa nuova al suo popolo, da parte del Signore: “sarà più grande la gloria futura!” 
In questo autunno, mi fa bene attingere dall’esperienza di Aggeo!
Se ripercorro questi mesi di pandemia, in realtà ho incontrato tanti “Aggeo” che con semplicità mi hanno regalato sguardi e parole simili al quelle del profeta del VI secolo a.C. Se oggi sono al lavoro, con determinazione e coraggio, devo proprio ringraziare loro!
Mi chiedo come posso essere, a mia volta, “Aggeo” per chi mi è attorno.
Mi permetto di chiederlo anche a te.
Buona ripresa!
Don Marco
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